L'Importanza della Preghiera nella Dottrina di San Tommaso d'Aquino
La figura di San Tommaso d'Aquino, Doctor Angelicus della Chiesa Cattolica, evoca immediatamente l'immensa mole della Summa Theologiae, un monumento di rigore logico e profondità speculativa. In un pensiero così sistematico e dedito alla comprensione intellettuale di Dio, potrebbe sembrare paradossale assegnare un ruolo centrale alla preghiera, gesto spesso associato all'emotività e all'umile abbandono. Eppure, per Tommaso, la preghiera non è un'attività marginale o compensativa per chi non è dotato per la speculazione; è, al contrario, un atto razionale, necessario e virtuoso che sorge proprio dalla comprensione della natura di Dio e della creatura. La sua importanza si radica in una visione metafisica della realtà, dove la causa prima e le cause seconde cooperano in un ordine armonioso voluto dalla Provvidenza divina.
Fondamento Metafisico: La Preghiera e l'Ordine della Provvidenza
Il primo e più profondo motivo dell'importanza della preghiera per Tommaso d'Aquino si trova nella sua metafisica della causalità. Dio non è un essere tra gli altri, ma l'Esse Ipsum Subsistens, l'Atto Puro di Esistere, da cui tutto proviene e da cui tutto dipende in ogni istante. Egli governa il mondo non attraverso un intervento discontinuo e arbitrario, ma attraverso un piano sapiente e amorevole: la Provvidenza Divina.
La tentazione potrebbe essere quella di pensare: se Dio è onnisciente e provvidente, conosce già i nostri bisogni e ha già stabilito ciò che è meglio per noi. A che serve, allora, pregare? Tommaso affronta proprio questa obiezione (Summa Theologiae, II-II, q. 83, a. 2) e la risolve con un'argomentazione geniale e tipicamente tomista. Egli distingue tra l'ordine immutabile della Provvidenza divina e le cause attraverso le quali questa Provvidenza si realizza.
Dio non ha stabilito solo ciò che accadrà (gli effetti), ma anche come accadrà, cioè attraverso quali cause. Alcuni eventi accadranno per cause necessarie (il sorgere del sole), altri per cause contingenti e libere, come le azioni umane. La preghiera rientra proprio in questo secondo tipo di cause. Dio, nella sua eterna sapienza, ha prestabilito che certi beni siano concessi all'uomo non in modo automatico, ma proprio attraverso la causa della preghiera di supplica. Pregare, quindi, non è un tentativo di cambiare la mente di Dio, ma di attuare il suo piano eterno, nel quale la nostra domanda è inserita come causa strumentale e disposizione necessaria per ricevere il suo dono.
In questo senso, la preghiera è l'atto con cui la creatura razionale coopera consapevolmente con la Provvidenza. È il modo in cui la causa seconda (l'uomo) si dispone attivamente a ricevere l'azione della Causa Prima (Dio). Senza questa disposizione, molti beni spirituali, stabiliti da Dio proprio per essere elargiti in risposta alla preghiera, non giungerebbero a compimento.
La Preghiera come Atto della Virtù di Religione
Tommaso classifica la preghiera non come un sentimento vago, ma come un atto della virtù di religione, che a sua volta è una parte della virtù cardinale della giustizia (S. Th., II-II, q. 83, a. 3). La giustizia consiste nel "rendere a ciascuno il suo dovuto". La religione è la virtù per cui rendiamo a Dio ciò che gli è dovuto in quanto nostro Creatore e Fine ultimo.
Cosa dobbiamo a Dio? Riconoscenza, culto, sottomissione e amore. La preghiera è l'atto principale con cui esprimiamo tutto questo. È il riconoscimento pratico della nostra totale dipendenza da Lui. Mentre la giustizia verso il prossimo si attua restituendo un bene tangibile, la giustizia verso Dio si attua principalmente con un atto interiore dell'anima che si eleva verso di Lui: la preghiera. In questo atto, l'uomo riconosce onora Dio come fonte di ogni bene, gli manifesta la sua sottomissione di creatura e, attraverso la lode e il ringraziamento, gli rende il dovuto onore.
Gli Effetti della Preghiera sull'Orante
Sebbene l'effetto principale della preghiera sia di rendere culto a Dio, Tommaso, da fine psicologo spirituale, ne analizza anche i frutti per colui che prega. La preghiera non cambia Dio, ma cambia noi.
Desiderio Rinnovato e Merito: Pregare per un bene spirituale (la grazia, la carità, la perseveranza) significa formare in noi un desiderio più intenso e consapevole per quel bene. Questo desiderio, animato dalla carità, ci dispone a riceverlo e diventa meritorio davanti a Dio. La preghiera, in un certo senso, allarga la nostra capacità di accogliere i doni divini.
Istruzione dell'Intelletto: Tommaso nota che durante la preghiera, specialmente se meditativa, l'intelletto si concentra sulle realtà divine. Questo studio devoto (devota consideratio) è spesso illuminato da Dio con ispirazioni e luci interiori che ci fanno comprendere meglio la verità e la volontà di Dio per la nostra vita.
Devozione e Accensione dell'Amore: La preghiera ha il potere di eccitare la "devozione", che Tommaso definisce una prontezza della volontà nel donarsi a Dio (S. Th., II-II, q. 82, a. 1). Meditando sulla bontà, la misericordia e la grandezza di Dio, la volontà si infiamma d'amore, superando la tiepidezza e l'accidia. La preghiera è quindi la "fucina" della carità.
Umiltà e Conoscenza di Sé: L'atto stesso di supplicare, di mettersi in una posizione di richiesta, coltiva l'umiltà. Ci ricorda chi siamo: creature bisognose. Questo riconoscimento della nostra indigenza è la verità fondamentale della nostra esistenza e la condizione per ogni autentica relazione con Dio.
La Preghiera di Intercessione: Una Comunione di Beni Spirituali
Tommaso difende con forza l'efficacia della preghiera di intercessione, cioè della preghiera che facciamo per gli altri (S. Th., II-II, q. 83, a. 7). La sua argomentazione si basa sulla dottrina della Communio Sanctorum, la comunione dei santi. Come i membri di un corpo sono uniti e si aiutano vicendevolmente, così i membri del Corpo Mistico di Cristo sono uniti in Cristo in un vincolo di carità.
Pregare per un altro è un atto di carità sublime. È desiderare e chiedere per il fratello il bene supremo, che è la grazia di Dio. Questo atto di amore è di per sé meritorio per colui che prega e, secondo il piano della Provvidenza, può diventare una causa efficace per il bene dell'altro. Dio, movendo il cuore di una persona a pregare per un'altra, spesso sta già preparando la grazia da elargire a quest'ultima. È il mirabile scambio della carità, dove Dio permette agli uomini di essere cooperatori gli uni della salvezza degli altri.
Conclusione: L'Arte della Domanda Ragionevole
Per San Tommaso d'Aquino, la preghiera è dunque tutt'altro che una fuga irrazionale dalla realtà. È, al contrario, l'atto più ragionevole che una creatura possa compiere, perché scaturisce dalla corretta comprensione del proprio posto nell'universo: un essere dipendente da un Dio personale, buono e provvidente.
La sua importanza non risiede in un potere magico delle parole, ma nella sua capacità di allineare la nostra volontà a quella di Dio, di disporci ad accogliere i suoi doni e di rendergli il culto che gli è dovuto. È il ponte tra l'immutabile disegno di Dio e la nostra libertà finita. Nella visione tomista, il filosofo che indaga le cause prime e il contadino che prega umilmente per la pioggia non sono in opposizione: entrambi, a livelli diversi, stanno riconoscendo la stessa verità fondamentale. Il primo la riconosce con la luce della ragione naturale, il secondo con l'atto di fede e di supplica della preghiera, che Tommaso non esiterebbe a definire un atto di intelligente collaborazione con la Sapienza eterna che muove il sole e l'altre stelle.
(Testo dell'articolo a cura di DeepSeek)