Perché bisogna pregare per trovare un fidanzato?

Certe persone si domandano per quale motivo sia necessario pregare per trovare un buon fidanzato.

La preghiera, secondo Sant’Alfonso Maria de Liguori, è il mezzo assolutamente necessario per ottenere la salvezza eterna e tutte le grazie necessarie per vivere cristianamente. Nella sua opera più celebre su questo tema, Del gran mezzo della preghiera, il santo dottore della Chiesa insiste con forza sulla centralità della preghiera nella vita spirituale, elevandola a cardine della relazione tra l’uomo e Dio. Per Alfonso, la preghiera non è un atto accessorio, né una semplice pratica devozionale: è il respiro dell’anima, la chiave che apre i tesori della grazia divina, il ponte che collega la creatura al Creatore. Egli afferma che “chi prega si salva, chi non prega si danna”, una formula lapidaria che racchiude la sua visione teologica e pastorale. La preghiera è vista come un mezzo universale, accessibile a tutti, indipendentemente dalla condizione sociale, dal grado di istruzione o dallo stato di vita. È l’arma del povero, il rifugio del peccatore, la forza del debole. Alfonso sottolinea che Dio ha promesso di concedere le grazie necessarie alla salvezza, ma ha anche stabilito che queste grazie siano impetrate attraverso la preghiera. Non pregare, dunque, significa rinunciare volontariamente ai doni che Dio è disposto a concedere. La preghiera è anche un atto di umiltà, perché riconosce la propria insufficienza e la necessità dell’aiuto divino. È un atto di fede, perché si rivolge a un Dio invisibile, confidando nella sua bontà e misericordia. È un atto di amore, perché esprime il desiderio di unirsi a Dio, di conoscerlo, di servirlo e di compiacerlo. Sant’Alfonso insiste sulla necessità della preghiera continua. Non basta pregare sporadicamente o solo nei momenti di bisogno. Bisogna pregare sempre, come raccomanda San Paolo: “Pregate incessantemente”. La preghiera deve diventare un’abitudine, un atteggiamento interiore, una disposizione costante dell’anima. Anche quando non si può pregare con le parole, si può pregare con il cuore, con il desiderio, con l’offerta delle proprie azioni. Alfonso raccomanda la preghiera mentale, la meditazione, come mezzo privilegiato per crescere nella conoscenza di Dio e nella virtù. Ma non disprezza la preghiera vocale, anzi la considera utile e necessaria, soprattutto per chi è agli inizi del cammino spirituale. Egli incoraggia la recita del Rosario, la partecipazione alla liturgia, le giaculatorie, le invocazioni spontanee. Ogni forma di preghiera è valida, purché sia fatta con devozione, attenzione e fiducia. Un altro aspetto fondamentale della dottrina alfonsiana è la preghiera di domanda. Sant’Alfonso sostiene che Dio vuole essere pregato, che si compiace nel vedere i suoi figli rivolgersi a Lui con fiducia. La preghiera di domanda non è egoismo, ma espressione della nostra dipendenza da Dio. È un atto di adorazione, perché riconosce Dio come fonte di ogni bene. È un atto di speranza, perché crede nella sua provvidenza. È un atto di carità, perché desidera ricevere ciò che serve per amare Dio e il prossimo. Alfonso distingue tra le grazie ordinarie e le grazie straordinarie. Le prime sono quelle necessarie per vivere cristianamente: la perseveranza, la forza contro le tentazioni, la luce per discernere il bene. Le seconde sono doni speciali, come le estasi, le visioni, i miracoli. Egli afferma che le grazie ordinarie sono sempre concesse a chi le chiede con umiltà e perseveranza. Le straordinarie, invece, sono concesse secondo il disegno misterioso di Dio. Ma ciò che conta è che nessuno può salvarsi senza la grazia, e nessuno può ottenere la grazia senza la preghiera. Sant’Alfonso denuncia con forza la negligenza di molti cristiani, che trascurano la preghiera e si espongono al pericolo della dannazione. Egli rimprovera i predicatori e i confessori che non insistono abbastanza su questo punto. Scrive che “tutti i libri spirituali, tutti i predicatori, tutti i confessori dovrebbero insegnare una sola cosa: pregare”. La sua preoccupazione pastorale è evidente: vuole che ogni fedele comprenda l’importanza vitale della preghiera e la pratichi con costanza. Per questo scrive il suo libretto, che considera l’opera più utile della sua vita. Desidera che sia diffuso ovunque, che ogni cristiano lo legga e ne tragga beneficio. La preghiera, per Alfonso, è anche il mezzo per ottenere la perseveranza finale, cioè la grazia di morire in stato di grazia. Egli afferma che questa grazia non è concessa se non a chi la chiede. Nessuno può essere sicuro di perseverare fino alla fine, ma tutti possono ottenerla se la domandano con insistenza. La preghiera è quindi il mezzo per vincere le tentazioni, per superare le prove, per restare fedeli a Dio. È il segreto della santità, il fondamento della vita cristiana. Sant’Alfonso ha vissuto ciò che ha predicato. La sua vita era immersa nella preghiera. Pregava otto ore al giorno, meditava, celebrava la Messa con devozione, recitava il Rosario, faceva orazione mentale. La sua spiritualità era centrata sull’unione con Dio, e la preghiera era il mezzo privilegiato per raggiungerla. Egli ha fondato la Congregazione del Santissimo Redentore, i Redentoristi, e ha inserito nelle loro regole un programma intenso di preghiera. Ha raccomandato ai suoi missionari di predicare sempre sulla preghiera, di insegnarla al popolo, di promuoverla nelle parrocchie. Ha scritto opere ascetiche, morali, dogmatiche, tutte permeate di spirito di preghiera. Ha concluso molti capitoli con invocazioni a Dio, a Cristo, alla Vergine Maria. La sua dottrina non è astratta, ma vissuta, incarnata, testimoniata. La preghiera, secondo Sant’Alfonso, è anche un atto ecclesiale. Egli valorizza la preghiera liturgica, la partecipazione alla Messa, la recita del Breviario, le preghiere comunitarie. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, e la preghiera della Chiesa ha un valore speciale. Quando il cristiano prega unito alla Chiesa, la sua preghiera è più potente, più efficace, più gradita a Dio. Alfonso raccomanda anche la devozione alla Vergine Maria, come mediatrice di tutte le grazie. Egli insegna che Maria ottiene da Dio ciò che le viene chiesto con fiducia. La preghiera a Maria è un mezzo sicuro per ottenere la grazia, perché ella è la Madre della misericordia, la dispensatrice dei doni celesti, la potente avvocata presso Dio. Sant’Alfonso invita i fedeli a ricorrere sempre a Maria, a invocarla nei momenti di bisogno, a confidare nella sua intercessione. La preghiera, infine, è per Alfonso il mezzo per vivere secondo la volontà di Dio. Non si prega solo per chiedere, ma anche per conoscere, per accettare, per compiere la volontà divina. La preghiera trasforma il cuore, illumina la mente, orienta la volontà. Fa crescere nella virtù, nella carità, nella pazienza, nell’umiltà. È il fuoco che purifica, la luce che guida, la forza che sostiene. Senza preghiera, la vita cristiana è sterile, vuota, superficiale. Con la preghiera, diventa feconda, profonda, autentica. In conclusione, la dottrina di Sant’Alfonso Maria de Liguori sulla preghiera è un invito pressante, appassionato, radicale a fare della preghiera il centro della propria esistenza. Egli ci insegna che pregare è vivere, che pregare è amare, che pregare è salvare. La sua voce risuona ancora oggi, con forza e dolcezza, per ricordarci che Dio è vicino, che ci ascolta, che ci ama, e che attende solo che gli apriamo il cuore con la preghiera. Chi accoglie questo insegnamento, trova la pace, la luce, la salvezza. Chi lo ignora, rischia di perdere l’unico mezzo che può condurlo alla vita eterna. Sant’Alfonso ci ha lasciato un tesoro, e sta a noi raccoglierlo, custodirlo, viverlo. Pregare, sempre, con fiducia, con amore, con perseveranza: questo è il segreto della santità, questo è il cammino verso Dio.

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